La tradizione dell’Incoronazione

LA MADONNA DEL ROSARIO
DI STRAMBINO

LA DEVOZIONE MARIANA A STRAMBINO
Prima di tutto occorre precisare che la devozione alla Madonna del Rosario è, per Strambino, la devozione tipica della Parrocchia e lo si rileva, fra l’altro, anche dall’uso antichissimo di recitare la corona ogni mattina durante la Messa prima, pratica attualmente anticipata di un quarto d’ora prima della messa pomeridiana in base alle nuove norme dell’attuale liturgia. Era anche antica usanza quella di cantare nelle domeniche e feste principali, dopo il rosario, le litanie della Madonna con una melodia propria della parrocchia, pratica anche questa abbandonata sempre a seguito delle nuove disposizioni liturgiche.
Altra pratica molto antica e che si ripete tutt’ora è quella cosidetta dei quindici sabati che consiste nella recita del rosario prima della celebrazione della messa nella cappella propria con una meditazione su di un mistero per ogni sabato e con l’ultimo che coincide colla vigilia della festa dell’Incoronazione.
La Compagnia del Rosario di Strambino, cui faceva capo la devozione alla Madonna, è antica e già esisteva prima del 16° secolo perché nell’archivio parrocchiale esistono memorie di ordinati della Compagnia con elenchi di confratelli e consorelle fin dal 1584.
Papa Paolo V nel 1608 approvò tale compagnia il che lascia supporre che già molto tempo prima il Vescovo diocesano ne aveva approvato l’erezione canonica senza la quale non sarebbe stato possibile ottenere l’approvazione pontificia. Il 30 Marzo 1618 la Compagnia fu aggregata a quella della Minerva in Roma e le patenti furono firmate da Emanuele Rifos, generale dei padri predicatori (i Domenicani).
La Compagnia possedeva l’attuale Simulacro del quale si ignora l’origine e che vari ordinati dell’Amministrazione definiscono “antico” e ripetutamente “miracoloso”.
La statua, compresa la nuvola su cui poggia, è alta metri 1,45; presenta la Madonna in aspetto regale ma materno, che colla destra porge un rosario quasi a voler additare che in esso sta la sua protezione e colla sinistra regge il Bambino che, a sua volta, colla sinistra sostiene un rosario e colla destra indica Sua madre.
Da un rame assai pregevole che si conserva nell’archivio parrocchiale e dal quale, anni addietro, furono stampate immagini del Simulacro col volto molto diverso dall’attuale (immagini ricomparse nelle locandine annuncianti la missione del 1994) e da una testimonianza del Commendatore Oglietti, si apprende che, in origine, la statua era colorata e che aveva il manto azzurro cosparso di stelle d’oro. Una iscrizione sulla base del rame recitava in latino “Regina del S. Rosario che si venera in Strambino e che si incorona solennemente ogni cento anni” lascia supporre che il rame fu opera eseguita o immediatamente prima o subito dopo la seconda incoronazione (più probabile prima).
Si è detto che la statua era soltanto colorata. Fu il Commendatore Lenta che nel 1819/1820 la fece dorare con due dorature diverse, una normale ed una satinata onde prepararla per la terza incoronazione che avrebbe dovuto effettuarsi nel 1821 ma che prima fu rimandata al 1822 e poi definitivamente sospesa colla scusa ufficiale dei moti del Risorgimento che non davano la tranquillità necessaria per la cerimonia, ma che in realtà nascondeva contrasti di altra natura quale quelli derivanti dalla demolizione della vecchia parrocchiale di S. Solutore, dal trasferimento del cimitero a 300 metri dall’abitato il che diede luogo a scontri fra gli abitanti, il comune, la Confraternita di S. Marta ed il Commendatore, e, non ultimo motivo, il nuovo volto del simulacro, che certamente aveva creato sconcerto sia nella Compagnia che nella popolazione perché il volto della Madonna non era più quello di prima. Infatti esso era stato aggraziato e reso più bello con sovrapposizione di stucco e resine e ridipintura degli incarnati, ma che creava il dubbio che la statua fosse stata sostituita.
Col recente restauro il rebus è stato definitivamente risolto: infatti, mediante un rilievo stratigrafico ed una radiografia, ogni dubbio è fugato perché il volto che appare sotto il restauro del 1820 è esattamente quello espresso nell’antico rame, quello che è comparso nelle locandine cui si è accennato. Quindi la statua è sempre la stessa. Nell’archivio parrocchiale è depositato il negativo del rilievo eseguito.

PRIMA INCORONAZIONE — 24 OTTOBRE 1621
Sul frontespizio degli ordinati della Compagnia del Rosario dell’anno 1621 si enuncia che “fu incoronata la statua della Madonna del Rosario posta nella cappella del Rosario dall’Illust.mo e Rev.mo Mons. Giuseppe dei Marchesi di Ceva, Vescovo di Ivrea con l’assistenza dell’Ill.mo Andrea S. Martino di Strambino (il Commendatore di allora) coi suoi vicecurati ed altri religiosi e col concorso di tutte le popolazioni del circondario”. Questa Incoronazione fu voluta per il fatto che la devozione verso questo Simulacro era talmente cresciuta sia in Strambino che nei paesi limitrofi e non, che il Vescovo di Ivrea aveva ritenuto opportuno celebrarla per dare una più significativa impronta ed un maggior stimolo alla devozione stessa con una solenne cerimonia.
Il rito fu celebrato nella quarta domenica di ottobre del 1621, quando i lavori dei campi erano terminati (la popolazione era essenzialmente agricola), domenica che in quell’anno cadeva il 24 del mese il che lascia supporre che si fece un sol giorno di festa.
Però, da allora, si cominciò a celebrare l’anniversario della Incoronazione come la festa più importante del paese a scapito dei due patroni del luogo: S. Michele e S. Solutore. Strambino, infatti, aveva due patroni perché, ab antiquo, due erano le parrocchie (anche se, pare dal 1350, esse erano affidate ad un solo parroco) con due feste patronali ben distinte fra loro: il 29 Settembre festa patronale di S. Michele nella chiesa del castello ed il 20 Gennaio festa di S. Solutore nella parrocchia fuori le mura in cantone “Tamboletto” con processione dopo la messa solenne, processione seguita da carri tirati da buoi che, terminato il corteo religioso, disputavano una gara sulla strada di tamboletto con grande concorso sia di carri che di gente.

SECONDA INCORONAZIONE — 26 OTTOBRE 1721
Commendatore della parrocchia di Strambino dal 21 Ottobre 1709 al 22 Ottobre 1726 era l’abate Orengiano Filippo Maria di Romano, prima Canonico della Cattedrale di Ivrea
Gli succedette Andrea S. Martino dei Conti di Strambino il 30 Novembre 1683.
Gli ordinati dicono che la seconda incoronazione fu decisa con l’accordo fra il Commendatore, la Compagnia del Rosario e la Comunità parrocchiale e che essa “riuscì così splendida da destare meraviglia che in un paese si fosse potuto riuscire a tanto”.
Il riferimento va alla quarta incoronazione del 1921 che destò altrettanta meraviglia nel Cardinale Legato Mons. Agostino Richelmi e più recentemente al Congresso Eucaristico del 1964 che lasciò tutti stupiti per la perfezione con cui si svolse.
Le corone d’argento da porsi in capo alla Madonna del Rosario ed al Bambino erano state donate nel 1671 dal Vescovo di Losanna Mons. Giambattista S. Martino di Strambino che precedentemente era stato Procuratore Generale dell’ordine dei riformati e che, su proposta del Duca di Savoia, il Papa Alessandro VII con bolla del 6 Luglio 1662 aveva elevato alla dignità Vescovile. Era anche insignito dell’ordine di Cavaliere di gran Croce dei S.S. Maurizio e Lazzaro e Principe del Romano Impero.
Tornando alla cronaca della seconda incoronazione, occorre dire che, essendo vacante la sede Vescovile di Ivrea, il Commendatore in uno con l’amministrazione del Rosario e a nome di tutta la Comunità di Strambino, avevano presentato una supplica a Re Vittorio Amedeo di Savoia affinché l’incoronazione avvenisse per le mani del Vescovo di Aosta Mons. Francesco Amedeo Milliet d’Arvillars.
Sempre per una testimonianza del Comm. Oglietti si sa che fu eretto un palco sulla porta del vecchio cimitero che dava sulla piazza antistante (ora piazza della Repubblica) che esso fu molto ben disegnato e più ancora sapientemente addobbato con sete ed ornati addirittura dal tappezziere del Re, che la festa durò TRE giorni (circostanza ripetuta nelle due incoronazioni che seguiranno) e precisamente il 26, il 27 ed il 28 Ottobre nei quali giorni il Papa Innocenzo XII aveva concesso ai partecipanti l’indulgenza plenaria alle solite condizioni.
L’incoronazione del Simulacro avvenne il giorno 26 dopo un solenne Pontificale celebrato sul palco e dopo la benedizione delle due corone che, dopo il canto del “Veni Creator” e delle “Litanie”, furono poste sul capo della Madonna e del Bambino. La cerimonia si svolse alla presenza quasi completa del Capitolo della Cattedrale di Ivrea con a capo il Vicario Capitolare e Arcidiacono Abate Rambaudi che, nella vacanza della sede vescovile, curava gli interessi della Diocesi, presenti anche tutte le autorità civili e militari.
Nell’intervallo fra la messa ed il vespro, le Confraternite di Volpiano, Albiano, Montanaro, Agliè ed altre, in concomitanza ad una grande folla, venerarono la Madonna incoronata.
Dopo il vespro pontificale, quattro diaconi riposero la statua in mezzo all’altar maggiore della parrocchiale. Nei giorni 27 e 28 si celebrarono messe e vespri solenni ed alla sera del 28, previo il canto del “Te Deum” in tutta musica che durò ben tre ore, colla benedizione eucaristica impartita dal Vescovo, la festa terminò (come usasi ancora oggidì) con grandi fuochi artificiali.
Una curiosità o, meglio, un paragone.
È scritto che il palco che si eresse davanti alla chiesa era talmente ben fatto che esso “emulava” quello di Oropa la cui Madonna, come tutti sanno, è incoronata ogni cento anni con l’anticipo di un anno rispetto a quella di Strambino.
Nell’archivio parrocchiale si conservano anche le iscrizioni in latino (molto belle) che campeggiavano sia sul frontespizio del palco che sui lati destro e sinistro e sopra il pronao che proteggeva la porta grande della chiesa, iscrizioni tutte inneggianti la Madonna, così come si conservano madrigali e sonetti composti per quella circostanza, due dei quali dedicati al Vescovo coronatore, uno al Conte Bernardino S. Martino, priore della Compagnia del Rosario che ospitò il Vescovo nel suo castello e l’ultimo alla contessa Anna Claudia d’Andelot, che il Comm. Oglietti definisce la Madre dei poveri.

Il disegno originale del palco.

PERIODO INTERMEDIO
Tra la seconda e terza incoronazione, si inseriscono fatti molto importanti. Occorre dire, innanzitutto, che la devozione degli Strambinesi alla loro Madonna era certamente cresciuta di molto così come erano cresciute le grazie che Le si attribuivano se gli ordinati della Compagnia parlano di ben 84 voti in argento appesi attorno alla nicchia e di molte tavole votive appese per tutta la chiesa. In conseguenza di ciò la Compagnia del Rosario volle onorare la Madonna colla costruzione di un nuovo altare che il 10 Novembre 1745 il Vescovo di Ivrea Mons. Michele Vittorio De Villa consacrò, altare che fu poi trasferito nella sacrestia della nuova parrocchiale mentre quello antecedente il 12 Settembre 1796 fu acquistato dal Vescovo di Ivrea per £. 600 (seicento).

TERZA INCORONAZIONE — 22 OTTOBRE 1871
Già si è accennato che essa avrebbe dovuto svolgersi nel 1821 ma che fu rinviata prima all’anno dopo e poi “sine die” a causa di contrasti interni alla parrocchia.
La terza incoronazione fu celebrata con l’autorizzazione del Capitolo Vaticano e per ottenerla si rese necessaria una “DECLARATIO” cioè una testimonianza sul culto che Strambino tributava alla Vergine del Rosario, dichiarazione condotta e firmata dal Vescovo diocesano Mons. Moreno dopo un regolare processo dal quale risultò:
1° che il culto alla Vergine del Rosario era antico e plurisecolare;
2° che l’affluenza dei fedeli per venerare la Madonna era numerosissima con pellegrini di molte altre comunità;
3° che ad esso in tempi lontani e non (si fa menzione anche di un intervento soprannaturale dopo una processione) erano attribuite numerose grazie come l’attestavano i numerosi ex voto appesi lungo la scala destra di accesso alla cappella.

QUARTA INCORONAZIONE — 23 OTTOBRE 1921
Fu la più solenne di tutte perché compiuta in nome e per autorità del Sommo Pontefice Benedetto XV che con breve apostolico del 28 Settembre 1921 concesse l’autorizzazione all’incoronazione e delegò quale suo legato il Cardinale Agostino Richelmi Arcivescovo di Torino con facoltà di sottodelegare data la precarietà della sua salute.
Al Cardinale Legato fecero corona Mons. Filipello Vescovo di Ivrea, Mons. Garigliano Vescovo di Biella, Mons. Calabrese Vescovo di Aosta e Mons. Menecatti Vicario Apostolico del Ho-Nan (Cina).
Le solennità per l’Incoronazione si svolsero nei giorni 22-23-24 Ottobre: il 22 in preparazione ed il 24 in ringraziamento.
Il giorno 21 alle ore 18 ricevimento dei quattro Vescovi e contemporaneamente al loro ingresso in chiesa, accensione del nuovo impianto elettrico che destò meraviglia.
Il 22 “giornata di preghiera” si celebrò un congresso Mariano in tre sezioni distinte: sacerdoti, uomini, donne, ubicati rispettivamente in S. Marta, nel salone del municipio ed in quello dell’Asilo Bonafide.
La messa pontificale fu celebrata dal Vescovo di Aosta Mons. Calabrese.
Il 24 invece “giornata del ringraziamento” alle 10,30 il solenne pontificale fu celebrato dal Vescovo di Biella Mons. Garigliano con omelia di chiusura del Vescovo di Ivrea Mons. Filipello. Alle 15 vespri pontificali, “Te Deum” e benedizione Eucaristica.
Il 22 ed il 24 prestò servizio la cantoria di Strambino con l’esecuzione di una messa del Thermignon “Te rogamus” a 3 voci.
Il giorno 23 “giorno dell’Incoronazione” alle ore 9 si ricevette il Cardinale Legato Mons. Agostino Richelmi Arcivescovo di Torino. Alle 10,30 solenne pontificale celebrato dal Vescovo di Ivrea Mons. Matteo Filipello con omelia del Cardinale Richelmi. Alle 11,30 all’interno della chiesa si snodò una piccola processione per il trasporto della statua all’esterno sull’apposito palco ove alle ore 12 il Cardinale Legato in nome e per autorità del Papa Benedetto XV, in un impressionante silenzio della piazza come si verifica abitualmente negli avvenimenti più importanti, impose le corone d’oro prima al Bambino con formula propria e poi alla Madonna con le parole:
“sicuti per manus nostras coronaris in terris, ita et per Te Jesu Christo filio Tuo gloria et honore coronari mereamur in coelis”
(come per mano nostra Ti Incoroniamo in terra, così per Tua intercessione meritiamo di essere coronati in cielo dal Tuo Figlio).
Uno squillo di tromba ed il suono contemporaneo di tutte le campane del Municipio e delle Chiese, annunciarono che il rito era compiuto per la quarta volta nei secoli.
Il Vescovo di Biella Mons. Garigliano che possedeva una chiara e robustissima voce, concluse la cerimonia con un giuramento di fedeltà a Maria cui la folla che gremiva la piazza, le vie adiacenti, le finestre, i balconi con persone arrampicate perfino sui tetti e ai pali della luce, rispose col grido TRE volte ripetuto “Viva Maria Incoronata” e quelli che non gridarono il saluto è perché piangevano.
Le corone usate erano le stesse del 1871 però rifatte ed arricchite con molte rose in oro (donato dalle Strambinesi) ad opera della ditta Bertarelli di Milano.
Subito dopo e sullo stesso palco i Vescovi più il Commendatore ed il Sindaco, firmarono una pergamena che si conserva in parrocchia, opera di don Alberto Gandino. In alto vi campeggia la Madonna del Rosario con alcuni putti che sorreggono una corona, in basso lo stemma di Strambino il tutto unito da motivi floreali e decorativi dall’alto verso il basso e con al centro una dicitura commemorativa.
Alle 14,30 si celebrarono i vespri pontificali ed alle ore 15 si snodò la processione per le vie del paese col percorso via Vitt. Emanuele (ora corso Italia), S. Rocco, Via Somis, S. Anna, piazza del Municipio, via Perrone, via Cavour, piazza della Chiesa con un concorso tale di fedeli che pur snodandosi la processione con tre-quattro persone in parallelo per fila, quando l’inizio della sfilata giunse sulla piazza della Chiesa, l’ultima banda con le associazioni maschili e società con bandiera, dovevano ancora sfilare. Si immagini il numero dei partecipanti.

Il breve di Benedetto XV.
La pergamena redatta nel 1821.

Estratto dal numero speciale del bollettino “La Madonna del Rosario” del 22 ottobre 1995 ad opera di Paolo Vesco.