Recensione del libro sull’organo

Il monumentale organo Serassi della chiesa dei Ss. Michele e Solutore a Strambino

Autore-Curatore: Adriano Giacometto
Edizioni Associazione Giuseppe Serassi – Guastalla – Collana d’arte organaria LXVII – 2020

di Federico Borsari

Abbiamo con piacere ricevuto, appena prima di – come si dice in gergo tipografico – “andare in macchina”, questo interessante e curatissimo volume dedicato ad un significativo strumento, l’organo costruito da Giuseppe Serassi tra il 1808 ed il 1812 per la chiesa dei Santi Michele e Solutore di Strambino, una piccola e deliziosa località situata nella zona del Canavese e che fa parte della Città Metropolitana di Torino.
Questo volume, assai interessante, tratta di uno strumento di cui ci siamo già occupati su queste pagine in occasione della recensione di un bel disco di Walter Savant-Levet dedicato a musiche di Rossini, Morandi, Donizetti, Padre Davide da Bergamo, Quirici, Petrali, Batiste e Léfébure-Wely e già in quell’occasione avevamo sottolineato ampiamente la bellezza, completezza e particolarità timbrico-foniche di questo pregevole ed importante strumento che, senza alcun dubbio, si pone ai vertici della produzione “prima maniera” dei Serassi, di cui Giuseppe II fu certamente uno dei maggiori esponenti.
Il volume, che è stato curato da Adriano Giacometto, contiene tutta – ma proprio tutta – la storia non solo dell’organo ma, bensì, anche della chiesa e di tutte le vicende storiche, sociali e civiche che lo hanno accompagnato nella sua esistenza dal 1808 (ma anche prima) fino ad oggi ed è sicuramente un testo che, per le sue caratteristiche di completezza, documentazione ed ampiezza descrittiva, va a porsi tra le iniziative editoriali in campo organario di massimo livello.
Dopo le presentazioni di prammatica da parte del Parroco di Strambino e del Presidente dell’Associazione per la salvaguardia delle chiese di Strambino (sì, avete letto bene; a Strambino esiste un’associazione specifica che si occupa della salvaguardia delle chiese della città, cosa assolutamente meritoria e che – a nostro modesto parere – dovrebbe essere replicata in tutte le città italiane) il libro si apre con una significativa Premessa in cui, per così dire, si anticipano gli argomenti che verranno sviluppati nei capitoli seguenti.
Il primo capitolo, di Adriano Giacometto, è dedicato alla storia ed alle caratteristiche artistiche ed architettoniche della grande chiesa di Strambino, la cui progettazione fu eseguita nel 1764 dal grande architetto Carlo Andrea Rana che aveva la nomina di “Regio Architetto” ma che era anche molto apprezzato come matematico e topografo, tra le cui realizzazioni spicca proprio questa chiesa, progettata in una caratteristica forma ellittica, propria delle chiese barocche di quel tempo, e che per dimensioni e caratteristiche rappresenta senz’altro un piccolo gioiello dell’architettura Sabauda del Settecento.
Il secondo capitolo, sempre di Giacometto, tratta invece la storia del primo organo di cui si hanno notizie documentali e che fu installato nella chiesa preesistente verso il 1645 dall’organaro Ochetta di Torino, poi “ripreso” e manutenuto sia da Calandra che da Concone ed infine venduto nel 1809 per lasciare il posto al nuovo strumento.
Nel terzo capitolo, anch’esso a firma Giacometto, si trattano ampiamente ed accuratamente i vari progetti che tra il 1795 ed il 1796 vennero proposti da diversi organari per la costruzione del nuovo organo. In questo capitolo vengono descritte con minuzia di particolari e citazioni le offerte pervenute da Serassi e da Concone e le discussioni che ne sorsero tra chi voleva affidare i lavori al bergamasco (a quell’epoca “straniero”, poiché a Bergamo si era appena insediata la “Repubblica Bergamasca” dopo tre secoli di dominio veneziano) e chi, più “patriottico” (in quegli anni Strambino faceva parte del Regno di Sardegna – i Savoia – che, però, solo due anni dopo, lascerà il posto alla “Repubblica Piemontese” di ispirazione rivoluzionaria francese), desiderava che fosse l'”Organaro e Cembalaro di Cappella e di Camera di S.R.M.” ad effettuare la costruzione. Ma gli avvenimenti storico-politici di quegli anni, che -come abbiamo già potuto intuire – furono assai tumultuosi ed interessarono da vicino con scontri e battaglie anche il territorio strambinese, fecero in modo che tutto si dovesse rimandare di una decina d’anni ed è nel quarto capitolo che, finalmente, si entra nel vivo della trattazione, cioè la costruzione dell’organo.
In questo capitolo, anch’esso di Adriano Giacometto, viene srotolata tutta la storia di questo strumento, dalla sua costruzione fino ad oggi, passando attraverso i successivi interventi effettuati dai Fratelli Serassi nel 1834 (in cui tutto lo strumento fu “accordato al corista moderno”, che a quell’epoca qui in Italia si aggirava tra i 432 ed i 435 Hz., furono aggiunti alcuni registri, nuovi accorgimenti meccanici e nuovi mantici), l’ampliamento del 1865 anch’esso effettuato dai Serassi (che se lo giocarono questa volta con Bianchi e Collino), il restauro del 1885 effettuato da Prospero Foglia (un ex dipendente dei Serassi che già aveva lavorato a quest’organo in occasione del precedente intervento), il restauro del 1921 (effettuato da Giovanni Foglia, figlio di Prospero), l’ulteriore restauro del 1973 effettuato da Vegezzi-Bossi di Centallo ed infine il definitivo recupero/restauro effettuato da Renolfi tra il 2016 ed il 2019. In questo capitolo, che riteniamo il più completo ed interessante, vengono approfondite con minuzia ed accuratezza tutte le particolarità tecniche e foniche sia della costruzione che dei successivi interventi così come sono ben indagate, anche grazie ad abbondanti citazioni documentali, tutte le vicende amministrative che hanno accompagnato “a latere” la storia di questo strumento.
I capitoli che seguono costituiscono, per così dire, un’ampia appendice in cui troviamo dapprima, a cura di Giacometto e di Vilma Lanzetta, la riproduzione testuale ed iconografica di tutta la documentazione d’archivio relativa alle vicende storiche dell’organo (molto corposa, più di sessanta pagine), la minuziosa “scheda descrittiva” dello strumento a cura di Giacometto e Marco Renolfi, l’organaro che ha effettuato l’ultimo intervento di recupero, la “Relazione di fine lavori” sempre di Renolfi e la “Relazione di restauro della cassa d’organo” stilata da Paola Ponzetto, che è stata l’artefice del meticoloso restauro della cassa lignea. Concludono il libro un’ampia appendice fotografica (43 fotografie) a cura di Pier Luigi Furno, un’appendice documentaria (assai interessante) sempre a cura di Adriano Giacometto e i canonici Indici dei nomi e dei luoghi, il tutto per un totale di 175 pagine, tutte molto gradevoli sia per lettura che per consultazione ed oltremodo ricche di particolari, aneddoti e considerazioni tecniche, storiche, artistiche, estetiche e musicali che faranno la gioia non solo degli addetti ai lavori (organari, organisti ed organologi) ma, anche, di tutti coloro che – come noi – per l’organo e per la sua musica nutrono autentica passione.
Per ulteriori informazioni: www.serassi.it

Recensione del CD

Il grandioso organo di Strambino
Organista: Walter Savant-Levet
Organo Chiesa dei SS.Michele e Solutore di Strambino
Edizioni Leonardi Milano – CD – DDD – LEOCD062 – 2019

di Federico Borsari

Abbiamo con piacere ricevuto quest’ultima produzione della Edizioni Leonardi di Milano per la celebre collana discografica “Antichi Organi del Canavese”, di cui abbiamo già in precedenza recensito diverse interessantissime incisioni. Questa volta l’attenzione di Adriano Giacometto e Roberto Ricco (impeccabili curatori di questa collana editoriale, di cui esiste anche un interessantissimo sito internet) si è rivolta ad uno dei migliori e più importanti strumenti della produzione di Giuseppe Serassi (stiamo parlando di Giuseppe Serassi II, nipote dell’omonimo Giuseppe Serassi che aveva fondato nel 1760 a Bergamo la sua prima bottega organaria), che è ritenuto l’esponente di maggiore importanza della famiglia ed a cui sono attribuite alcune importanti “invenzioni” nel campo dell’organaria italiana “moderna” come la Terzamano, l’adozione della tastiera “lunga” di sei ottave (con 12 tasti in più al basso) e che è unanimemente ricordato per la realizzazione della “catenacciatura” più lunga mai realizzata per un organo meccanico (quello di S. Alessandro in Colonna a Bergamo), che raggiunge gli oltre trenta metri di lunghezza e che con l’ausilio di un sistema di pendoli perfettamente regolati, correndo entro un corridoio sotterraneo, da una consolle situata nel corpo d’organo “in cornu Epistulæ” aziona il corpo d’organo sul lato opposto dell’abside.

Lo strumento trattato in questo disco è quello realizzato nel 1810 per la chiesa dei SS. Michele e Solutore di Strambino (Torino), imponente architettura progettata da Carlo Andrea Rana ed edificata nel ventennio tra il 1764 ed il 1786, e fa parte degli organi sicuramente attribuiti a Giuseppe II (a differenza di quelli da lui realizzati fino al 1799 insieme al padre Luigi e che sono frutto di una collaborazione tra entrambi). Si tratta di un grande organo con due tastiere di 61 tasti (Grande Organo e Secondo Organo) e pedaliera inclinata corta di 17 note che presenta un’importante ed imponente disposizione fonica (55 registri nominali, spezzatura tra Bassi e Soprani, per un totale di quasi tremila canne) ed alcune particolarità interessanti come la presenza di un registro di “Trombe Tirolesi” a “forte” pressione (70 mm. rispetto ai 50 del resto dello strumento) ed alla grande “consistenza” timbrico-fonica del secondo organo, che conta circa mille canne. Oltre a questo è degna di attenzione la presenza di piramidi di Ripieno molto ampie (undici file al Grande Organo, sei file al Secondo Organo ed otto file al Pedale) ed un variegatissimo e nutrito numero di ancie molto caratterizzate. Il tutto su di una solidissima base di 24 piedi. Le vicende storiche di questo organo, con ottima cura descritte nel libretto a corredo, lo hanno visto passare tra molte mani (dagli stessi Serassi, nel 1834 e nel 1865, ai Foglia nel 1885 e nel 1921, a Vegezzi-Bossi nel 1973) fino al più recente completo restauro, effettuato tra il 2016 ed il 2019, da Renolfi. Attualmente questo strumento è perfettamente funzionante nelle sue originarie caratteristiche timbrico-fonico-meccaniche e rappresenta una – a nostro parere – delle migliori testimonianze della scuola organaria italiana del primo Ottocento. E il repertorio selezionato per rappresentare questo grande organo in questa incisione non poteva che essere squisitamente “italiano” ottocentesco ma con un paio di azzeccatissime “incursioni” nel coevo repertorio francese, che coronano perfettamente una scelta editoriale di grande spessore che consente all’organista di poterci “dispiegare” anche tutte le raffinatezze timbriche che questo bellissimo strumento nasconde e custodisce tra le pieghe della sua imponenza fonica, al di là dei maestosi ripieni, delle magniloquenti ancie e dei corposi registri di fondo. Il programma del disco si apre con Rossini, di cui possiamo ascoltare la Gran Sinfonia dal Tancredi nella quale già possiamo assaporare di che pasta sia fatto questo organo. Seguono la Pastorale di Giovanni Morandi ed il Grande Offertorio di Donizetti. Di Padre Davide Da Bergamo (Felice Moretti) possiamo poi ascoltare la Sonatina in La per Offertorio o Postcommunio, l’Elevazione in Fa e la Sonatina in Sol anch’essa per Offertorio o Postcommunio.Di Giovanni Quirici ci vengono poi proposti il Valzettino in Do ed un Allegro Moderato per la Consumazione. Di Petrali possiamo poi gustare un Allegro Moderato (che è lo Studio n. 6 dal Terzo Libro degli “Studi per l’Organo Moderno”) e la Marcia per dopo la Messa, brano conclusivo della prima “Messa Solenne”. Concludono il disco le “chicche” francesi che sono una Musette ed un Offertoire di Antoine-Edouard Batiste, organista parigino molto noto per essere stato per oltre vent’anni organista a Saint-Eustache e che vinse il Prix de Rome nel 1840 all’età di soli vent’anni, e tre brani di Léfébure-Wely: PifferariElevation ou Communion e, come brano conclusivo del disco, una sua trascrizione dal “Barbiere di Siviglia” della famosa aria “Una voce poco fa” di Rossini che, idealmente, chiude il cerchio di questo repertorio che copre circa un secolo di grande musica organistica. Di Walter Savant-Levet abbiamo già recensito una decina di incisioni su queste pagine e di lui abbiamo sempre sottolineato la splendida tecnica e l’accuratezza dell’interpretazione che ne contraddistinguono le performances. Torinese, si è dedicato alla musica dall’età di quattro anni e si è poi diplomato, sempre a Torino, in pianoforte, organo, composizione, musica corale, direzione di coro e didattica della musica. Ha frequentato corsi di perfezionamento con Tagliavini, Isoir, Radulescu, Roth e Litaize ed ha frequentato i corsi estivi di Haarlem. Vincitore e finalista di diversi prestigiosi Concorsi Internazionali, concertista di grande esperienza, è uno degli organisti “di punta” della collana discografica “Antichi Organi del Canavese”, per la quale ha registrato svariati dischi. Anche in quest’incisione non possiamo che evidenziare la sua grandissima esperienza nel campo della musica italiana “orchestrale” ottocentesca, in cui sicuramente eccelle sia per approfondimento dell’aspetto estetico che per la grande sensibilità riguardo all’analisi storiografica e musicologica. La sua splendida tecnica, a tratti anche altamente virtuosistica (ma senza mai sconfinare nello “spettacolo” fine a se stesso), la perfetta conoscenza dell’aspetto organologico ed una raffinatissima “arte della registrazione” rendono anche questo suo ultimo disco una vera e propria “chicca” musicale da tenere in grande considerazione. La registrazione è stata effettuata nel mese di Aprile 2019 da Roberto Ricco, che si è anche occupato delle operazioni di editing e postproduzione. La presa di suono, come nelle precedenti incisioni, è molto chiara e pulita con una speciale attenzione all’evidenziazione delle varie e particolari voci solistiche dello strumento, senza peraltro mai perderne di vista l’unitarietà e compattezza fonico-timbrica, che risalta in tutta la sua ampiezza e grandiosità negli insiemi e nei ripieni. L'”ambiente” è sempre ben calibrato e dosato nella giusta misura per rappresentare al meglio la forte personalità di questo organo che, a nostro parere, è finora uno dei migliori nel panorama degli strumenti trattati da quest’importante iniziativa editoriale. Molto accurato, come sempre, il libretto a corredo (16 pagine comprese le copertine) in cui sono riportate esaurientissime notizie storiche sulla chiesa e sullo strumento, la sua disposizione fonica e le caratteristiche tecniche dettagliate nonché un breve ma sostanzioso “inquadramento” storico-musicologico del repertorio. Il progetto grafico è di Adriano Giacometto e le fotografie a corredo (opera di Pier Luigi Furno) contribuiscono a completarlo in modo assai esauriente. Ricordiamo, inoltre, che all’organo di Strambino è stato dedicato, a cura dello stesso Adriano Giacometto, un bel volume edito dall’Associazione Giuseppe Serassi in cui ne vengono trattati in modo molto ampio e dettagliato tutti gli aspetti. A nostro parere si tratta di un disco molto ben fatto, interessante e di grande piacevolezza d’ascolto, che ci presenta un vero organo “orchestrale” italiano ottocentesco, un bravissimo organista molto esperto in questo genere musicale ed un repertorio che risulta assai “gradevole”. Lo consigliamo con piacere a tutti i nostri lettori.

http://www.lapaginadellorgano.it/recensione.html